Noi aspettiamo con ansia la festa, perché si esibiranno i gruppi venuti dalle varie isole del Nord, e vogliamo vedere i nostri amici di Ua Pou, quelli che la scorsa settimana abbiamo visto preparare balletti e canzoni per il Grande Evento. La gente arriva alla spicciolata, a bordo degli enormi gipponi, pagati appunto coi contrubuti francesi ma anche con qualche cambiale. Mutui e cambiali sono una cosa recente: prima le banche non si fidavano, perché la mentalità dei polinesiani è molto legata al presente e poco incline a fare piani per il futuro, per cui era assurdo il concetto stesso di "pagherò".

Anche quando chiedo in giro "pioverà o tornerà il sole?" tutti allargano le braccia, l'unico che mi risponde è Marco, il Capitano di Adriatica: "Ascolta il vento. Col vento non piove, senza vento piove."

Quando tutto sta per cominciare c'è molta attesa: anche i venti alisei si fermano incuriositi. Morale: riprende a piovere. Il Presidente sta sotto la tettoia. Sfilano davanti a lui, bagnati fradici, marchisiani a cavallo, poi gipponi che trascinano canoe addobbate come i nostri carri carnevaleschi. Tutti gli rendono omaggio e lo ricoprono di corone di fiori, tanto da farlo vacillare. Atmosfera molto da Colonia fine ottocento.

Finchè non arriva il Mucchio Selvaggio di Ua Pou. Vestiti solo col perizoma di tapa, cominciano a cantare e a ballare. Fierissimi, minacciosi, bellissimi. Tutte le donne occidentali (anche quelle sotto alla tettoia delle autorità) lanciano gridolini, estasiate dal Macho Maoro. Non so cosa dicano le invocazioni guerriere dei Nostri, ma credo che il significato, per il Presidente, sia chiaro: "Caccia i soldi! Vogliamo strade asfaltate anche noi, anche se non ti abbiamo votato!"

La politica è sempre quella, anche dall'altra parte del mondo…

Patrizio