Con i diari di bordo, che adesso che sono risalito su Adriatica da qualche giorno vi sto appunto riassumendo e aggiornando, eravamo arrivati a quando salutiamo Elena e la sua isola, Niuatoputapu e si parte per Vava’u, un arcipelago che sta a 180 miglia circa a sud di qui, verso Tongatapu.

Normalmente, se le stagioni fossero quelle di una volta (!) dovrebbe soffiare un bel vento da est, massimo sud-est, che dovrebbe portarci alla meta con una bella andatura al traverso, massimo massimo bolina larga larga. Manco-manco per niente-niente!!

Soffia un vento forte (più di 25 nodi) perfettamente da sud, assolutamente sul naso. E, appunto, come accennato nel mio primo collegamento di questo periodo, è stata una traversata pesantissima. Io, che mi son abituato al rollio delle andature portanti (cioè di poppa) ma che di bolina non ne facevo più da quando abbiamo dovuto tornare indietro alle Canarie, per colpa della famosa onda anomala che ci aveva bagnato la regia, non ho gradito. Allora ero stato male. Stavolta malissimo. Anche Zoe ha sofferto, povera. 

Ma, alla fine, le Vava'u sono molto belle. Sembra una vera e propria palestra per velisti. Si tratta di un arcipelago di moltissime isole, non molto esteso, in cui le distanze non sono un granchè, ma le attrattive sono molte: barriera corallina, spiagge, villaggi, grotte. Appena arrivati ancoriamo a Port Morel, che non è un porto ma una semplice baia, con un ancoraggio sicuro. Il mio stomaco ci mette un po’ a tornare in sesto. Zoe recupera meglio. Mi sa che non ci sposteremo per un po’.

Vapensiero, più piccolo e quindi meno veloce di Adriatica, ha fatto altri bordi. Alla fine arrivano anche loro, qualche ora dopo, ma sono probabilmente più marinai di quanto non lo siamo io, Zoe e Giuseppe: sembrano abbastanza freschi.

Patrizio