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Mare e porti, formidabili luoghi di incontro!

12 January 2014 ore 18:00

Adriatica è ormeggiata a una chiatta galleggiante arrugginita nel porto di Piriapolis, in Uruguay. Siamo stati costretti a riparare in questo porticciolo diviso tra la nuova vocazione turistica e quella antica peschereccia da una burrasca piuttosto forte da Sud che non ci permetteva di avanzare verso la nostra destinazione: Puerto Madryn, sulla costa patagonica dell'Argentina.

L'accoglienza è stata molto cordiale per la Rossa italiana che giungeva da Venezia e che sta percorrendo la rotta di Magellano di 500 anni fa. Gli uruguayani sono gente semplice, ma efficiente, sebbene rispetto alle nostre abitudini possano apparire un po' lenti. Ma i risultati dimostrano che sono una popolazione attiva, motivata, orgogliosa, precisa. Ci si può contare. E danno valore alla parola data, per cui un impegno preso è un impegno rispettato.

 

Una caratteristica delle lunghe navigazioni sono gli incontri. In barca, anche quando si è molto lontani da casa le sorprese non mancano. Non avevamo ancora oltrepassato i fanali di ingresso in porto che mi sento chiamare sul VHF: "Adriatica, Adriatica, da Billy! Filippo estàs a bordo?"

Incredibilmente riconoscevo la voce di Billy Torres, un bravissimo marinaio Uruguayano che aveva lavorato con me in Mediterraneo su un Catana 58', un gran catamarano francese, 4 anni fa. "Hola Billy! Que placer... Como estas?": Come stai Billy, che piacere... e poi segue la promessa di un appuntamento a terra non appena ormeggiati.

Ancoriamo Adriatica fuori dal porto e scendo con il gommone per le pratiche pre-ingresso. Billy mi viene incontro e dopo gli abbracci e i saluti calorosi di due amici che non si vedono da tempo, ma che si stimano, mi invita sulla sua barca. Ora è comandante di un bel motor yacht nuovo fiammante e me lo presenta. Ci sediamo e apriamo una birra. Non si può ricordare il passato se non seduti comodamente con un bicchiere in mano.

Passiamo così una mezz'oretta e poi mi da alcune informazioni che mi saranno molto utili per gestire con facilità le pratiche di ingresso e alcuni lavoretti che intendo fare a bordo.


Durante la giornata riusciamo a entrare in porto e accostare la chiatta. Non passano che poche ore e una barca argentina, il "Cabernet", si affianca e ci chiede di ormeggiarsi a coppia. Accettiamo immediatamente. In mare si è ospitali. Oggi tocca a te, domani potrei essere io ad avere bisogno.

Il tipo a bordo se la spassa tra Buenos Aires e la costa del Brasile e credo si diverta parecchio. Evidentemente, con una barca che porta tal nome, parte la disputa tra i sostenitori dei Merlot e delle uve italiane (noi) e gli argentini fedeli, al Malbec e ai Cabernet di cépage locale, i famosi vini di Mendoza.

 

La mattina dopo riparte. Ma passano solo poche ore e sotto un NE teso entra in porto un Centurion 45, una barca francese con equipaggio francese. Fanno un giro di ispezione e anche loro, visto che il porto è completo, ci chiedono di affiancare. Sono tre signori piuttosto distinti, aria da professionisti benestanti. Ci parliamo in francese e scopro che uno dei tre è di Nizza e vive a meno di 6 chilometri da casa mia, a Antibes. Gli altri due sono di Tolone e di Marsiglia. Sono in viaggio da qualche mese e vanno a sud, come noi. Hanno preso un periodo sabbatico. Oltr'alpe usa parecchio. E intendono circumnavigare il Sud America e poi rientrare da Panama ai Caraibi per lasciarci la barca dove poter tornare ogni volta che gli gira. Putroppo in Brasile hanno "toccato" con la chiglia e il lavoro di riparazione gli è stato fatto male, per cui la chiglia dondola e devono nuovamente alare la barca. Chiacchieriamo un po'. Poi, quando la barca sarà fuori, andrò a vedere il danno e scoprirò che effettivamente hanno rischiato parecchio a navigare fino qui. Restano accanto a noi tre giorni.

 

Poi arriva una barca di acciaio piuttosto malconcia, almeno in apparenza. In realtà è soprattutto la parte estetica che la fa sembrare vecchia e maltenuta; internamente è piuttosto sana. I proprietari sono una coppia di tedeschi sui 35 anni che parlano un improbabile spagnolo misto all'inglese. Vivono qui da parecchi mesi e hanno un appartamento. Poi girano con la barca e se la spassano dal Brasile alla Terra del Fuoco. Forse un giorno cambieranno porto e mari. Quien sabe!

 

Stamane, come mi accade molte volte, alle 7 sono già sveglio. Faccio un salto a terra, prima di iniziare i lavori, per andare a controllare se c'è qualche mail importante. Dalla terrazza del bar dell'Hotel City vedo entrare una goletta a poppa tonda, piuttosto vecchia e che dimostra molte miglia di navigazione. Si tratta del Cayman, che è famosa in queste acque per aver partecipato a una campagna a Gritvyken, base baleniera della Georgia del Sud. A bordo aveva un commando delle forze speciali argentine che sbarcò in quella base baleniera. Questo è considerato dagli inglesi il primo atto di aggressione della guerra delle Malvinas. Oggi ha accesso vietato a quelle acque.

 

Invece ieri sera, mentre ascoltavo il vento appoggiato alle sartie di Adriatica, mi sento chiamare dalla banchina. Non vedo bene, perché la luce del tramonto mi mostra solo il contorno della persona. Poi capisco: "Sono Giorgio; Giorgio del Saudade!". Ma certo, Giorgio Ardrizzi, il navigatore torinese che con la moglie Mariolina naviga in queste acque da oltre 10 anni e che ha scritto il più completo, ricco di notizie, preciso e interessante portolano del Sud Australe. Mi fiondo nel gommone e in pochi istanti sono a terra. Ci abbracciamo. Non ci vediamo da 5 anni e se c'era una persona che per me aveva significato incontrare in questi giorni era proprio lui. Ci raccontiamo quello che stiamo facendo. In pochi minuti raccontarsi tanto... come si fà? Ho tanto da dirgli e da chiedere. Lui è qui che tiene in secco, per ora, la sua barca. Passiamo insieme una mezz'oretta e poi lui deve andare. Gli prometto di raccogliere delle note che possano essere utili a completare o aggiornare il suo portolano. Torno a bordo con la sensazione che questo incontro mi abbia dato una sorta di "lasciapassare" per il Sud, una benedizione salata da uno dei naviganti che stimo di più.

 

Ecco, sono a bordo da meno di un mese. In questo porto da 6 giorni e quanti incontri, quante storie, quante avventure personali. Quanta voglia da dedicare a raccontarsi e a incontrare. Non importa se l'incontro è di pochi minuti o se si passa insieme parecchio tempo. Quello che conta è che andiamo per mare e condividiamo la passione per la vita sobria ed essenziale che questo ci offre.

 

Filippo Mennuni

Adriatica SY

IQ4436


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