Primo giorno di traversata pacifica. Qualcosa capita sempre prima di una partenza. Stavolta è successo che l’ancora che Adriatica aveva a poppa, per mantenersi dritta, non si riusciva a salpare in nessun modo.

E’ andato Vanni con Giacomo a bordo del canotto. Tira e tira: niente. Il problema era: si è ingarbugliata attorno a qualche cosa, è coperta da qualche altra catena o, addirittura, ce l’hanno rubata attaccando poi la cima ad un corpo morto? Ben inteso: un corpo morto non è un cadavere, ma un blocco di cemento a cui si attaccano gli ormeggi.

Giacomo, che qui a Santa Cruz negli ultimi giorni ha fatto un corso da sub, non vedeva l’ora: si è messo le bombole e si è immerso, chiedendomi in prestito anche il mio coltello nuovo. Lui e Vanni stavano ancora smadonnando quando Marco è tornato da terra, dopo aver sbrigato le pratiche doganali per partire. Marco ha preso Adriatica, è andato sopra la famosa ancora, ha dato una sgasata col motore, ha cambiato l’ecosistema del porto arando e provocando probabilmente delle voragini sul fondo, ma l’ha recuperata: si era semplicemente infilata profondamente dentro la melma e la sabbia del porto. Anche il mio coltello è tornato sano e salvo.

Insomma, siamo partiti. Rotta sud-ovest. Naturalmente ancora non si sente traccia di vento. Siamo ancora coperti dalle altre isole dell’arcipelago delle Galapagos e poi siamo troppo vicini all’equatore. Dobbiamo guadagnare almeno due o tre gradi di latitudine sud per andare a prendere l’aliseo (così dice il comandante). A domani. Ho un po’ di nausea, vado a coricarmi…

Patrizio