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Stasera ad Hakahau ci sono le prove!

15 July 2002 ore 19:00

Adriatica è sempre alle Marchesi, in Polinesia Francese, ma stavolta siamo ancorati davanti al Villaggio di Hakahau, “capitale” di Ua Pou, una delle isole più belle e meno turistiche. Anche qui non ci si arriva se non a bordo di piccoli aerei oppure in barca. E’ sera tardi, cioè sono le sette. Qui quando il sole tramonta si ferma tutto, si cena alle 6 e poi a letto. Per le strade resta solo qualche cane, con la pancia ancora vuota, e qualche raro-turista, anche lui in cerca (come noi) di uno straccio di posto in cui mangiare qualche cosa. 

Stasera, però, davanti al Municipio, c’è uno strano via vai di fuoristrada e di pick up dalle ruotone alte. Praticamente lo stesso che nei vicoli del centro di Bologna, solo che gli Hanakauaesi (a differenza dei Bolognesi) hanno qualche motivo in più per comperarsi i gipponi, visto che le case del villaggio sono sparse sulla montagna, con strade rigorosamente non asfaltate che, dopo l’immancabile pioggia del mattino, diventano torrenti.

Stasera, ad Hakahau, ci sono “le prove”. Il Maestro-di-scuola, il Sindaco e il Musicista del villaggio, hanno messo insieme un concerto-balletto a cui partecipano praticamente tutti. Prima di tutto provano la canzone. Il Musicista (alto circa 1,90 peserà 140 chili, è un Orco-Buono, suda come una forma di Parmigiano appena tolta dal siero, urla con una vociaccia da Polifemo ma poi canta con una vocina da Polifonico) istruisce coro e orchestra.

Cominciamo dall’orchestra: due chitarre, un ukulele (chitarrino mandolinesco ricavato da un’asse di legno ritagliata a forma di chitarra), poi un tubo che soffiato produce un ululato simile alle trombe tibetane e due tamburi. I due tamburi sono alti circa un metro e novanta – anche loro, come il Musicista - e hanno un piedistallo con tanto di scaletta (intagliata nel medesimo pezzo di tronco che forma il corpo del tamburo stesso) sulla quale si arrampicano due quindicenni per suonarli.

I quindicenni sono la caricatura di un rapper di New York: portano le scarpone slacciate e la cuffia di lana in testa. Peccato che ci siano trenta gradi. Non vorrei essere nelle loro mamma, quando a casa si levano le scarpe e la cuffia. Poi c’è il coro: tre matrone con i bambini al collo, un gruppetto di ragazzine degne pronipoti delle Vahinè che a suo tempo fecero impazzire Melville, Cook e Marlon Brando e un paio di nerboruti pescatori pluritatuati.

Restiamo ad ascoltarli...

A domani!


Patrizio

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