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Brevi note per comprendere la realtà polinesiana

A cura del nostro inviato Michele Salvatore!

L'Hawaikinu

Una corsa che è anche una festa!

Il pareo

L'abito tradizionale delle "vahinè"

L'accoglienza

Mettetevi tra i capelli il bocciolo di Tiare!

L'Heiva

Una ricorrenza importante per tutte le isole

Letteratura polinesiana

Per prepararsi alla partenza

Il tatuaggio marchesiano

Il significato, la leggenda, la tradizione

Il Tamanù

Dono sacro della natura

Le Vahine

La sessualità polinesiana

Il Monoi

Il segreto della pella vellutata dei polinesiani

Perle Nere

Gioielli pregiati

La Vaniglia

Il frutto dell'orchidea

Il tatuaggio marchesiano

di Michele Salvatore


Premessa

 

Viene chiamato marchesiano poiché è dalle Marchesi che è arrivato a noi in modo ancora puro e senza contaminazione alcuna dell’occidente. Ovviamente è diffuso su tutto il territorio e svariati sono i tatuatori che si possono reperire prevalentemente nelle isole della società. Da qualche anno è stato istituita una manifestazione a Tahiti, in Ottobre, che raccoglie un po' tutti i tatuatori polinesiani ed anche  qualche ospite proveniente dal triangolo polinesiano.

Come forse sapete i polinesiani non conoscevano la scrittura, un po' come la maggior parte dei popoli dell’Oceania e la trasmissione del sapere era prevalentemente orale. Il tatuaggio, in qualche maniera, è una prima forma di scrittura, di rappresentazione del verbale su un supporto, anche la pelle può servire al bisogno. Ogni segno ha un significato preciso e, inserito in contesti diversi assume anche significati diversi . Ultimamente si sta cercando di studiare meglio i significati ancestrali dei segni del Tatou polinesiano per tentare di decifrare i famosi Rongo Rongo di Rapanui, l’Isola di Pasqua.Polinesiani che hanno colonizzato Rapanui e nei secoli hanno sviluppato una forma di scrittura molto primitiva ma ancora oggi non decifrabile. Queste righe per dire che il tatuaggio che si pratica qui non è una moda transitoria o per turisti, ed ogni tatuaggio racconta una storia. Sta a voi, nel richiedere il tatuaggio, far comprendere al tatuatore ciò che desiderate o meglio ciò che volete che il tatou racconti per voi.

Prima di intraprendere questo viaggio a tempo pieno, più che decennale oramai, intorno alle genti del mondo non avrei mai pensato di farne uno. Oggi, ne ho tre ed ognuno, simbolo dopo simbolo, racconta un momento preciso della mia ultima vita.  La farò un po' lunga forse, ma seguitemi se avete interesse per questa espressione culturale e tradizionale mah’oi. Ne vale la pena!



Il senso del Tatuaggio

 

Tradizionalmente il tatuaggio era riservato alle classi superiori. Questa pratica era legata al desiderio di rinforzare l’attrattiva sessuale, l’esaltazione delle vita, del guerriero, l’aspirazione di diventare degli déi.

Uomini e donne portavano dei tatuaggi su diverse parti del corpo; le differenze sociali erano sottolineate attraverso segni corrispondenti ad ogni classe sociale. Il tutto sotto il controllo vigilante degli Ari’i roi (sacerdoti): quando ad una persona venivano riconosciuti dei meriti, poteva farsi aggiungere un altro tatuaggio ai precedenti. Le donne erano meno tatuate ma i disegni erano più eleganti e meglio eseguiti poiché erano considerati come un ornamento, una parure. Di contro gli uomini non di rado avevano l’intero corpo tatuato ad eccezione del viso, salvo qualche guerriero o qualche prete che portava un emblema particolare sulla fronte o sulle labbra. Ovviamente i capi tribù esibivano una incredibile varietà di motivi che facevano riferimento a grandi imprese o avvenimenti importanti. Comunque senza elencarli tutti possiamo dire che esistevano quattro  tipologie di tatuaggi a seconda delle classi e funzioni sociali. Bastava incontrarsi per sapere chi si aveva davanti!

 

La Leggenda

 

Come tutte le leggende polinesiane, anche questa ha a che fare con gli dei, semidei e uomini che passano da uno stato all’altro a seconda dell’evoluzione della storia. Comunque, durante il “Po” (periodo dell’oscurità) il tatuaggio è stato creato da due figli del Dio Ta’aroa: Mata Mata Arahu (colui che incide con il carbone della legna) e l’altro fratello Tu Ra’i Po (colui che risiede nel cielo oscuro). Questi due, insieme a Taere (dio con estrema abilità) e Hina  Ere Ere Manua (La figlia del primo uomo, Ti’i, e della prima donna, Hina) facevano parte di un gruppo di artigiani.

Diventando sempre più grande ed attraente Hina Ere Ere Manua, fu rinchiusa dalla madre Hina in un luogo fuori da occhi indiscreti per preservare la sua verginità.Ma i due fratelli decisero comunque di sedurla e fu così che inventarono il tatuaggio, si ornarono di motivi chiamati Tao maro mata e riuscirono così a sedurla e a farla fuggire e tanto era il desiderio di avere anche lei quei motivi sulla pelle che la tatuarono.Questa è dunque l’origine divina del tatuaggio!All’inizio fu praticato dai figli di Ta’aroa ( la principale divinità Tahitiana) e successivamente trasmessa agli uomini che, trovandola una pratica estremamente decorativa, finirono per farne un abbondante uso. I due figli del dio Ta’aroa divengono quindi gli déi del tatuaggio ed ancora oggi vengono invocati questi illustri predecessori prima di intraprendere un tatuaggio, in modo che venga perfetto e i disegni siano belli da vedere.E’ una forma di cultura tradizione che si è mantenuta intatta.

 

L’operazione del Tatuaggio

 

Doloroso ma sopportabile, il tatuaggio si effettua in una sola seduta salvo disegni che occupano parti intere del corpo, la schiena ad esempio. Seppure la maggior parte dei tatuatori mette a disposizione un book con le foto e disegni dei tatou già fatti difficilmente ne avrete uno uguale.Qui non si applicano trasferibili sulla pelle sulle cui tracce fare il Tatou. Si disegna direttamente sulla pelle con una penna i tratti salienti, tanto per dare l’idea delle dimensioni e stile del disegno e poi, come per il disegno, tutto è a mano libera e libera fantasia del tatuatore.

Il tatuaggio è un qualcosa di strettamente personale e per alcuni aspetti unico!Anticamente, la cerimonia del tatuaggio era un vero proprio rito con suoni di tamburi, flauti (nasali) e conchiglie. Numerosi erano i motivi ed ogni disegno aveva un suo nome specifico; alcuni sono tuttora conosciuti come ad esempio quelli del dorso (Papai Taputua, Urupo’o) , quelli sulle natiche (A’ie), sul viso (A’ie Aro). Il prete tatuatore disponeva di due strumenti essenziali: un bastone di legno al quale veniva fissato all’estremità un oggetto appuntito o solitamente con diverse punte (a questo scopo si usava un pezzo di conchiglia, ossa di uccello, denti di vari pesci eccetera), e poi un altro bastone più piccolo con il quale si percuoteva l’altro, in modo che potesse incidere la pelle. La tintura utilizzata era a base di legno o frutti bruciati e polverizzati. Si mescolava poi questa polvere con acqua o con monoi. La tintura sotto pelle prendeva un colore bluastro assolutamente indelebile. Dopo l’operazione del tatuaggio la pelle veniva curata con olio di tamanu e monoi.

Oggi l’operazione del tatuaggio si effettua con  strumenti elettrici come in occidente, con aghi sterili che vengono cambiati anche durante la stessa seduta, e con tutte le garanzie igieniche del caso.  Sono cambiati quindi gli strumenti ma non l’essenza e la tradizione del tatuaggio marchesiano. Se volete farne uno piccolo non vi sono grossi problemi di tempi per fare il bagno, è sufficiente ricoprirlo con olio di tamanu ma esporlo il meno possibile al sole. la soluzione ideale è farlo il giorno prima della partenza. A Papeete al mercato troverete due fratelli tatuatori che sono molto bravi, ma vi conviene prenotare quando arrivate a Tahiti per farlo poi al ritorno, prima della partenza.

Altre isole sulle quali potete trovare tatuatori affidabili e bravi sono Moorea, Huahine, Raiatea e Bora. Questa è la mia esperienza! Ringrazio il mio Tatuatore Isidor qui a Raiatea per le informazioni che mi ha fornito e che mi hanno permesso di scrivere queste righe sulla storia del tatuaggio marchesiano.
Nana arue a tutti!

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