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Tra onde e ondine, che stia diventando un velista?

6 February 2002 ore 18:00

Diario del Mattino


Adesso siamo fuori dallo Stretto di Gibilterra e stiamo facendo rotta verso le Canarie, cioè verso sud-ovest. Due giorni fa è arrivato il momento sognato e temuto. Il momento del mal di mare. Io ho sempre sofferto il mal di mare, ma dopo due anni in cui abbiamo penato moltissimo per fare la barca e progettare il viaggio, pensavo che non avrei avuto il coraggio psicosomatico di vomitare. Invece no. Per carità, vomitare in senso stretto non sono riuscito a farlo, anche se forse sarebbe stato meglio. Ma mi ha assalito una nausea tremenda.

Il fatto è che se l’Atlantico fosse un batterista lo caccerebbero da tutte le orchestre: non tiene alcun ritmo! E’ una acquosa Babele fatta di mille onde che parlano lingue diverse, una va di qua e l’altra va di là. C’è, di fondo, l’ondona collinosa tipica dell’Oceano, sulla quale si innestano miriadi di altre ondine dettate dai venti. Per cui, per me, prendere il ritmo è impossibile. Anche Paolino, il mio fratellino-operatore di Cesena, sta male. Già è biondino, ma adesso il suo colorito è quasi azzurrino.

Invece Giacomo e Giovanni (i tecnici tuttofare operatori, montatori, trasmettitori-satellitari) sono incredibili: stanno chiusi sottocoperta, nella cabina che abbiamo dedicato alle macchine per montare e trasmettere, e non fanno una piega. Cino Ricci è, appunto, cinico: ci prende simpaticamente in giro, ci stimola a reagire. Lo fa in un modo che mi rassicura, nel senso che capisce cosa stiamo provando, rispetta il nostro problema, ma mentre lo sdrammatizza ci aiuta ad uscire dalla crisi.

 

 

Diario della Sera


La barca, Adriatica, mi consola: si comporta benissimo. Con poco vento, nonostante le sue 50 tonnellate, si muove agile come una balena, flessuosa come una foca...

Scusate: sono patetico. Forse è mi sto davvero - nonostante tutto - trasformando in un velista: amo la mia barca. Mi è simpatica. La trovo bellissima. Mi rassicura. Io ho sempre avuto paura quando la barca si piega, sbanda e magari mette la falchetta (cioè la “ringhiera”) in acqua. Ma con Adriatica no, so che lei si piega sull’acqua e poi risale l’onda. Ecco: vorrei avere lo stesso corpo di Adriatica, cicciona ma possente.

A proposito: con la storia del mal di mare magari comincio la dieta. Quasi quasi scendo in cabina a vedere se ho guadagnato un buco nella cintura… no, meglio di no. La nausea mi riassale.

 

Patrizio


 

 

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